mercoledì 28 maggio 2008

meme revolution

Grazie a Francesco che mi ha premiato con questo

Free Image Hosting at

il sito da cui è partito è questo, in cui potrete leggere il regolamento se vi andrà di continuare il meme

i blog che nomino sono:

http://angelodeiboschi.blogspot.com/ , perchè è simpatico e sembra una gran brava persona

http://azulina.splinder.com/ , perchè è di una delicatezza unica

http://www.erbaviola.com/ , perchè l'ho scoperta da poco, ma mi piace come scrive e devo provare le sue ricette vegan

http://ilchiacchierario.blogspot.com/ , perchè è un vulcano di idee, ma dove la trova tutta quell'energia?

http://kleysworld.blogspot.com/ , perchè è una giovane donna che lotta contro i pregiudizi e l'ammiro per questo.

http://soledautunnoblog.blogspot.com/ , perchè lei è un gentilissimo raggio di sole che regala tepore

http://turismolento.blogspot.com/ , anche questo scoperto da poco, è una vera miniera di informazioni a misura d'uomo

Chiedimi se sono felice

La felicità è una condizione (emozione) fortemente positiva, percepita soggettivamente, sempre secondo criteri soggettivi.
L'etimologia fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis 'felice', la cui radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità.
La nozione di felicità, intesa come condizione (più o meno stabile) di soddisfazione totale, occupa un posto di rilievo nelle dottrine morali dell'antichità classica, tanto è vero che si usa indicarle come dottrine etiche eudemonistiche (dal greco eudaimonìa ) solitamente tradotto come "felicità". Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo (weltanschauung) e della vita su di esso.

da Wikipedia

martedì 27 maggio 2008

Pausa caffè

.... Ah! che bontà!





Sotto con le tazzine ...

lunedì 26 maggio 2008

Lasagne al pesto

Dosi per 6 persone:
  • 500 g lasagne
  • 400 g fagiolini verdi
  • 400 g mozzarella
  • uno spicchio d'aglio
  • 12 cucchiai di pesto
  • olio e.v.o
  • sale, pepe
  1. Spuntate, lavate e lessate i fagiolini verdi in abbondante acqua bollente salata per venti minuti. Scolateli.
  2. Mondate l'aglio. In una padella fate scaldare un cucchiaio di olio e rosolatevi lo spicchio di aglio che poi eliminerete. Unite i fagiolini e fateli insaporire per qualche minuto.
  3. In una pentola portate a ebollizione abbondante acqua salata. Tuffatevi le lasagne poche per volta e scolatele al dente con un mestolo forato. Disponetele distese su un canovaccio pulito ad asciugare. Scaldate il forno a 190°.
  4. Diluite il pesto con tre cucchiai dell'acqua di cottura delle lasagne. Ungete di olio una pirofila e adagiatevi uno strato di lasagne sovrapponendole un poco. Copritele con la mozzarella a fette, i fagiolini e il pesto.
  5. Adagiate sopra un altro strato di lasagne e proseguite in questo modo a strati, fino all'esaurimento degli ingredienti. Terminate con le lasagne, il pesto e la mozzarella.
  6. Infornate e fate cuocere per venti minuti. Portate in tavola nella pirofila.

mercoledì 21 maggio 2008

Per rimanere a galla nella vita

Tutto quel che c'è da sapere su come vivere bene, l'ho imparato dall'arca di Noè.

Non perdere l'imbarco: una volta salpata, la nave non torna indietro per te.

Ricorda che stiamo tutti sulla stessa barca.

Pianifica le cose: non stava ancora piovendo, quando Noè cominciò acostruire l'arca.

Mantieniti in forma: anche a 600 anni suonàti, càpita che qualcuno ti chieda di fare qualcosa di veramente importante.

Frègatene, di chi ti dice che sei soltanto un pazzo: completa tutto il lavoro che ritieni vada fatto.

Costruisci il tuo futuro su basi solide.

Per stare sicuro, viaggia sempre in coppia.

La velocità non è sempre un vantaggio: dopotutto, le lumache erano a bordo insieme alle scimmie.

Quando ti senti stressato, rilàssati e per qualche tempo bada soltanto a rimanere a galla.

Rifletti sul fatto che l'arca è stata costruita da un dilettante, mentre il Titanic era opera di professionisti.

Per quanto tremenda ti appaia la tempesta, se non perdi la fede ci sarà sempre un arcobaleno ad aspettarti domani.



di The One Phoenix

Papaveri


martedì 20 maggio 2008

Considerazioni

Ho fatto leggere il racconto del post precedente a M.
La prima cosa che mi ha chiesto è stata se avevo dovuto dare le mie generalità, dico "No, perchè?"
Mi risponde "perchè con questo racconto hai dichiarato che non ami i mussulmani!"

Allora vorrei precisare alcune cose:
Credo che le persone non vadano giudicate per la loro religione, razza, o altro. Ognuno è libero di fare la propria vita, l'importante è non interferire con quella altrui.
Questo è vero per tutte le religioni e società, compresa quella in cui sono nata; anche perchè ci sono cose che ho sempre combattuto, come gli atteggiamenti differenti con cui i miei genitori trattavano i figli e le figlie. Oppure gli atteggiamenti ipocriti di chi prima si comporta male verso gli altri e poi va a confessarsi.

Il racconto, è stato scritto in un periodo in cui vedevo la vita in maniera più buia di quanto non capiti adesso, poi l'ho adattato alla richiesta "il mattino dopo" ma il timore di fondo, non è tanto verso la religione in se stessa, ma quanto verso un possibile regime teocratico dittatoriale, in cui quella che può essere una fede per il singolo, diventa un obbligo per la comunità, ed è una cosa che non accetterei sopratutto se verrebbe a ledere la mia libertà.
Qualcuno potrà dirmi, che non è detto che io sia veramente libera (tra telefonini, telecamere, registrazioni etc.) si possono tracciare tutti i miei spostamenti, ma per quanto anche questa ipotesi possa essere inquietante, nessuno fino ad ora mi ha mai obbligato a vestirmi o a comportarmi in maniera diversa da quella che ho elaborato negli anni.
E forse infine, la cosa più importante, non è l'essere veramente liberi di agire come ci pare (anche perchè siamo frutto della società in cui viviamo) ma la percezione che abbiamo della nostra libertà d'azione.

sabato 17 maggio 2008

Il mattino dopo

Nuvole nere si addensavano all’orizzonte. Il vento soffiava freddo per quel periodo dell’anno portando effluvi alle sue narici. Tirò su la lampo della giacca in pelle e raddrizzò il bavero per proteggere il collo e la nuca. Nell’abbandonare il rifugio, aveva maldestramente dimenticato il cappello, e adesso lo rimpiangeva; quell’oggetto non rappresentava solo una protezione dalle intemperie e dal sole, ma le serviva per mimetizzarsi meglio.
Qualche anno addietro, quando ancora c’era la speranza di riuscire a sovvertire quel regime assurdo, aveva avuto molti nascondigli a cui attingere quello di cui lei ed altre come lei avevano bisogno, anche perché molti gli uomini non avevano aderito subito a quelle leggi, ma poi la paura delle torture e la convenienza avevano fatto il loro gioco, e ormai non ci si poteva più fidare di loro.
Anche se erano passati solo dieci anni da quel maggio infuocato, non c’erano più tracce di quella che era stata il paese in cui era nata, ormai quella penisola a forma di stivale era diventata una provincia mussulmana in cui chi non si piegava alla legge dell’Islam aveva solo due alternative vivere in clandestinità o morire.
Un sorriso amaro le sfiorò le labbra perchè a pensarci bene l’alternativa era una sola, vivere in clandestinità significava la morte se venivi catturata, e malgrado tutto lei non aveva nessuna intenzione di morire. E dire che non era mai stata una di quelle fanatiche femministe, voleva il giusto riconoscimento per i propri meriti ma non a costo di snaturarsi, eppure adesso doveva imitare il comportamento dell’altro sesso per non farsi scoprire, a ruttare e sputare per terra per quanto non le piacesse, era riuscita ad imparare, ma per grattarsi le palle e pisciare in piedi era stato un po’ più difficile, ma un lampo di genio le aveva risolto la questione, utilizzando dei cateteri e silicone era riuscita a costruire una protesi che da lontano poteva ingannare, per questo era costretta a fare vita raminga, andando ad ingrossare le fila dei barboni, ma tenendosene ben lontano, ad evitare che qualcuno la denunciasse per un misero piatto di pasta.
In quegli anni aveva messo in pratica le nozioni apprese sui vegetali e sugli animali, lei che aveva aborrito gli archetti dei bracconieri aveva imparato a costruirli, ma l’antico amore per la natura non le permetteva di far soffrire più del necessario quelle piccole bestiole, era sempre nei pressi della trappola, e quando questa scattava bloccando la preda, vi si precipitava con quanta più circospezione poteva, spezzandole il collo.
Le sue riflessioni furono interrotte dai primi goccioloni di quello che si preannunciava un temporale con i fiocchi, osservò con più attenzione il territorio, ormai l’acqua scorreva a catinelle, si maledì ancora una volta per aver scordato il cappello!
Proseguì a passo svelto, raggiungendo una casa semidiroccata, una di quelle case cantoniere che erano lungo i binari, solo che adesso i binari erano divelti, ne aggirò il perimetro con cura e vi entrò attraverso una finestra rotta, dentro c’era odore di muffa e di escrementi secchi. Sbuffò, arricciando il naso, ma di quei tempi doveva accontentarsi, cercò un posto asciutto abbastanza nascosto, che le permettesse di tenere d’occhio le entrate e la possibilità di sgattaiolare fuori senza troppo fracasso. Prese dallo zaino un po’ di pane ed alcune radici che aveva raccolto il giorno avanti, il pane era duro ma ancora buono e le radici avevano un vago sapore di nocciola, il temporale fuori si scatenava in tutta la sua furia, pensò che per quella notte avrebbe dormito tranquilla, anche se ormai il suo istinto non le avrebbe permesso di dormire con entrambi gli occhi chiusi.A più riprese i tuoni la svegliarono, poi un suono inusuale allertò i suoi sensi, un elicottero.
Usci dal casolare abbandonato e dal riparo di un sambuco vide passarne altri, doveva essere successo qualcosa di grave, d’altronde si trovava nella Valtellina e ricordava ancora chiaramente l’alluvione del 1987. Doveva muoversi, non poteva restare lì col rischio di farsi scoprire, chiuse bene lo zaino, se lo assestò sulle spalle, e si allontanò nella direzione opposta a quella dell’elicottero.
Continuò a camminare sotto la pioggia, inerpicandosi per i sentieri, oltrepassò alcuni vecchi cartelli stradali, tutti arrugginiti e che a stento stavano in piedi sotto le raffiche di vento, “Mad i ano”... Lesse le uniche lettere chiare, continuò ad andare verso Nord, evitando i sentieri troppo ripidi, non voleva certo ritrovarsi in una tormenta di neve. Ormai gli scarponi erano diventati due barche, e ogni passo le pesava, iniziava ad albeggiare, si fermò sotto uno spuntone di roccia a riprendere il fiato e a levarsi l’acqua dagli occhi.
Due minuti, aveva chiuso gli occhi solo per due minuti, non poteva essere già mattina! Il sole splendeva sul paesaggio che mostrava tutti gli affronti in quella mattina dopo una tempesta come poche negli ultimi anni, si massaggio le mani fredde, il paesaggio era lo stesso del giorno prima… ma sulla strada i cartelli stradali erano ben tenuti… una debole speranza iniziò a farsi largo nei suoi pensieri, la fretta del cuore frenata dalla logica della mente “piano, non correre, fai attenzione” scese dal sentiero sulla strada, “Brusio” “Viano” “Piazzo” “Miralago” leggendo la speranza divenne una certezza, ERA SALVA!
La Svizzera aveva mantenuto la sua neutralità, ed in un imprecisato istante di quella notte aveva passato il confine.

(da un idea di SerialLicker, quì)

giovedì 15 maggio 2008

15 maggio 2008

Un anno, è ormai già passato un anno, da quando ho scritto, le parole che seguono:

15/05/2007

La mia prima visita a Parma, avvenne più di 10 anni fa. Ero in compagnia di due amiche, che all'epoca lavoravano entrambe a Modena, e mi piaque. Posso quasi dire che fu amore a prima vista. Qualche tempo dopo, quando decisi di lasciare Napoli e di trasferirmi, la scelta non cadde su Modena, dove avevo l'appoggio delle mie sorelle, ma su Parma.
Da allora sono passati 8 anni, 6 mesi e rotti giorni e posso dire che quì ci sono stata bene. Vero le mie amicizie non si trovano principalmente tra i Parmigiani, ma i veri Parmigiani ormai sono pochi.
Di ricordi ne ho tanti, e sono sparsi un pò quì ed un pò là, ho cambiato 6 volte abitazione, ho conosciuto gente che non è più quì, ma con la quale conservo un forte legame, e ho conosciuto gente di cui avrei fatto volentieri a meno. Ho passeggiato nei suoi parchi e giardini; ho prestato il mio aiuto al centro di recupero rapaci della LIPU, prima che chiudesse definitivamente; ho passeggiato per i boschi di giorno sotto il sole e di notte sotto la luna piena; ho mangiato una pizza completamente diversa da quelle di Napoli, ma buona, così buona che è valsa la pena di fare un'ora di auto per mangiarla; ho passeggiato sul Lungoparma, all'ombra dei tigli; ho comprato la mia prima bici con la quale ho fatto due traslochi; ho abitato oltretorrente, nei borghi del centro; ho avuto una gatta nera, che andava a spasso sui tetti di notte, e in mattinata veniva a miagolare alla finestra; ho frequentato il campus universitario, sono andata in giro per campi con una amica, di notte con due bici ma una sola con la lucina alimentata dalla dinamo, per poter entrare alla festa dell'università; mi sono iscritta a Legambiente e ho pulito le sponde del fiume Po, ho visto un bolide, insieme al gruppo degli astrofili, mi hanno regalato un dito livido, chiudendo la portiera del Doblò proprio sulla mia mano; ho fatto un corso sui fiori di Bach, ed un altro sulla riflessologia plantare; ho conosciuto persone simpatiche ed altre antipatiche, gente alla mano e gente "chec'èlhosoloio", ho riso, ho pianto, ho urlato e sussurrato. E adesso me la lascerò alle spalle, e se ci penso troppo mi sento strana, mi viene in mente una poesia che si intitola "Memorie" e credo che non ci sia cosa più vera di quella di lasciare una parte di se in ogni luogo dove si è stati bene, a Parma ci lascio un pezzo di cuore!

e domani, sarà un anno che lavoro quì in pianta stabile, e lo festeggerò con la compagnia di un funzionario (quello gentile e garbato, per intenderci) :(

martedì 13 maggio 2008

Pandolce al cocco

  • 500 g di pasta da pane
  • 100 g di farina di cocco
  • 50 g di uvetta sultanina
  • 2 grossi cucchiai di malto d'orzo
  • poco latte di soia
  • olio per la placca
  1. Preparate una pasta da pane a lievitazione naturale o con lievito di birra. Pesatene 500 g al momento dell'ultimo impasto.
  2. Lavate l'uvetta sultanina sotto l'acqua corrente. Estraete la placca dal forno e portatelo ad una temperatura di 220°C.
  3. Aggiungete gli ingredienti indicati all'impasto di base, intridendo eventualmente con un poco di latte e mettete in forma.
  4. Dopo un'ora trasferite sulla placca appena unta d'olio incidete la superficie delle pagnotte con tre o quattro tagli obliqui.
  5. Infornate per 10 minuti a 200°C. Quindi senza aprire, abbassate la temperatura a 180°C e continuate la cottura per 50 minuti.
  6. Sfornate e lasciate freddare.
  7. Consumate dal giorno seguente se siete partiti dal lievito naturale.

lunedì 12 maggio 2008

w.e di emozioni

Avrò cancellato almeno 5 volte l'inizio di questo post, è che non trovo le parole giuste per dire che sabato e domenica, per motivi completamente diversi sono state due giornate ricche di emozioni ed aspettative. A loro modo stancanti, e la mattinata di oggi, non è stata da meno andando per banche, uffici comunali, posta e mi manca ancora l'assicurazione dell'auto.

Domenica ore 11, non potevo non andare alla messa per la commemorazione di due persone che conoscevo per lavoro, e morte in un'incidente. Era doveroso e, anche se io non credo nelle religioni, devo dire che il prete ha officiato bene trovando parole semplici ma che arrivavano al cuore.

Finita la messa, dritti alla stazione e balzati sul treno che ci ha portati in quel di Bassano, c'era meno caos di quello che mi aspettavo, l'unico punto nevralgico era il sottopasso che permetteva di attraversare la strada in cui sfilavano gli Alpini, la giornata era bella e calda, si sentiva nell'aria un'atmosfera di festa, ma la cosa più bella è stato vedere quegli uomini sfilare con le loro divise,






fieri dei loro cappelli e della loro appartenenza, a dire la verità c'era pure qualche donna, ma la stragrande maggioranza era composta da uomini dai 50 anni in su, alcuni con delle barbe meravigliose a vedersi, e l'orgoglio di sentirsi uniti sotto la bandiera italiana.
Io, dal mio canto, posso solo riportare l'atmosfera che aleggiava ad ogni passo, gli applausi spontanei che partivano dalla folla assiepata lungo la strada in cui loro sfilavano, e le voci stentoree a tratti commosse, che intonavano "Fratelli d'Italia" oppure "Il Piave". Ma anche i gruppetti che trovavi passeggiando per Bassano, alle prese con i canti di montagna


Ritornando alla sfilata, anche il commentatore ci metteva il suo, elogiando i vari gruppi, trovando per ognuno gli aggettivi giusti e mai ripetitivi. L'emozione forte, che si è sentita come un brivido che correva lungo la folla, è stato al passaggio degli Alpini di Reggio Emilia, apriva la strada la bandiera italiana, e ho scoperto che sono gli unici del corpo degli alpini a poterla portare perchè la bandiera italiana è nata in quella città. All'applauso che copriva le parole del commentatore, non posso nascondere di essermi emozianata, e che le lacrime mi hanno offuscato la vista. Ma non ero la sola. Siamo tornati a PD prima che la sfilata finisse, stanchi ma contenti.

E presa, ancora come sono da queste emozioni , quasi dimenticavo quelle di sabato ... lo scombussolamento che ti piglia quando decidi una cosa importante, ho scelto e bloccato quella che sarà la mia prossima casetta ... e sono contenta della scelta :-)

venerdì 9 maggio 2008

6 cose che mi piace fare

REGOLAMENTO:

- indicare il link di chi vi ha coinvolti

- inserire il regolamento del gioco sul blog

- citare sei cose che vi piace fare e perché

- coinvolgere altre sei persone

- comunicare l'invito sul loro blog


Mi ha gentilmente invitata Azul, non coinvolgo altri perché molti l’hanno già fatto, e poi per non obbligare nessuno, quindi passo all’elenco:

  1. mi piace camminare in mezzo alla natura, perché metto la marcia più bassa e mi godo il panorama, gli odori, i colori, i suoni.
  2. mi piace cucinare, perché la soddisfazione di avere tra le mani un piatto ben riuscito è più grande dell’appagamento che posso avere poi nel mangiarmelo.
  3. mi piace ascoltare la corale di Beethoven mentre faccio le pulizie in casa, perché il suo crescendo mi da una carica incredibile.
  4. mi piace leggere e dormire nel silenzio più assoluto, perché i rumori mi distraggono oppure mi svegliano.
  5. mi piace fare le cose con calma, perché non sopporto di farle di corsa ;) (presto e bene non vanno insieme).
  6. mi piace chiacchierare con amiche e sorelle, perché l’intesa che si crea è qualcosa che dura nel tempo e supera le barriere delle distanze.

mercoledì 7 maggio 2008

Primavera avanza

La primavera ormai è esplosa, te ne accorgi dalla temperatura, che ti consente di smettere finalmente i maglioni di lana. Te ne accorgi dalla voglia di inforcare la bici e andare per prati, ma te ne accorgi anche quando percorri le strade secondarie che attraversano la campagna, dai cui fossi ti balzano contro gli iris violetti oppure gialli, e ad un salto di ranocchia da loro prosperano le bianche calle.
E allora, come mia abitudine, mi soffermo a guardare, facendo tesoro dei colori e delle forme, per poter individuare quelle piante che non conosco, e così ti accorgi che il maggiociondolo, nel giro di una settimana, è fiorito ed è sfiorito, mentre il glicine ha ancora ricchi grappoli pendenti. Nei giardini, cuscini di acetosella dai fiori rosa acceso si alternano a distese di trifoglio e arbusti fioriti. La robinia, pervade l'aria col suo dolce profumo, e a prima mattina l'aria fresca ti fa sentire viva. Sulla ciclabile per andare a lavoro i sambuchi sono carichi di ombrelle fiorite, ai loro piedi e lungo l'argine crescono la salvia, il trifoglio rosa, bianche margherite e il giallo tarassaco, quando non è già trasformato in soffione.
Amo osservare le piccole erbacee che arricchiscono i prati e gli incolti, e così tra le verdi spighe delle graminacee, spuntano le rosse macchie dei papaveri e lo sguardo si perde nell'ammirare i giochi del vento, a cui si piegano dolcemente in nuove onde, venendo a creare un mare verde.

martedì 6 maggio 2008

6 maggio

Oggi ho ricevuto la bellissima notizia di un'amica in dolce attesa, e la giornata già splendida di sole si è illuminata ancor di più.


Sono felice per te "Nilla Pizzi" e ti auguro tutto il bene del mondo perchè lo meriti